AGOSTINO E MARISA DI BARTOLOMEI tratto da un servizio di "TG2 Reporter" del 1983
Le "visite ai mariti calciatori in ritiro" sono momenti in cui le donne dei giocatori possono raggiungere i loro partner durante le pause stabilite dal club, anche se la possibilità e le modalità variano molto a seconda della società sportiva. Queste visite, spesso chiamate "incontri WAGs" (Wives and Girlfriends) ancora oggi, in un calcio profondamente cambiato, sono un aspetto noto della vita dei calciatori professionisti, sebbene i dettagli specifici siano gestiti internamente dalle squadre. Ogni società ha le proprie regole riguardo le visite. Alcune possono essere molto severe, limitando le visite solo a brevi periodi, mentre altre possono permettere una maggiore flessibilità. Comunque è una concesione molto difficile da ottenere per le donne e le compagne dei campioni nelle occasioni degli eventi sportivi.
Quando Marisa si recò in visita ad Agostino prima della festa Scudetto
In questo video datato 15 maggio 1983, tratto da un servizio di "TG2 Reporter", Marisa De Santis la moglie del capitano della AS Roma, si reca nel ritiro della squadra, all'hotel Villa Pamphilj in via della Nocetta, nel pre-partita dell'ultima di campionato '82/'83 Roma-Torino. Le telecamere Rai la seguono da quando raggiunge il marito fino allo stadio dove si disputerà l'ultima gara del campionato e la festa per lo scudetto. La Roma la domenica precedente al Marassi di Genova nella trasferta contro il Genoa, s'era laureata matematicamente Campione d'Italia. Inoltre qui vediamo Marisa in tribuna all'Olimpico attorniata da tifosi giubilanti di felicità al fischio di chiusura della gara. Lei tra la folla; lui il capitano, in campo tra i compagni di squadra ...,
Agostino Di Bartolomei è ricordato come una leggenda del calcio italiano, in particolare per i tifosi della Roma, di cui fu un grande capitano. Lunedi 30 maggio 1994, il campione morì suicida a Castellabate, in provincia di Salerno. È significativo notare che abbia scelto di porre fine alla propria esistenza proprio dieci anni dopo la sconfitta della Roma nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool, una partita che incise profondamente sulla sua vita e sulla sua carriera. Nella giacca di Agostino, sua moglie Marisa trovò una lettera. Di questa tragedia furono scritti fiumi di inchiostro in merito alle cause del drammatico gesto. Tutt'oggi se ne parla e s'ipotizza. Ancora oggi Ago manca tantissimo. Le nuove generazioni di tifosi romanisti e non solo, coloro che non lo hanno conosciuto in vita, sono comunque molto affezionati a questo campione poco sorridente, silenzioso e schivo. Un ragazzo per bene che ancora vive nei ricordi dei genitori e in tanti contributi filmati che mostrano le sue straordinarie imprese sportive.
Agostino nacque l’8 aprile 1955 a Roma nel quartiere Tor Marancia. Frequentò l’oratorio del San Filippo Neri alla Garbatella dove mosse i primi passi calcistici mostrando di possedere quelle doti che lo renderanno campione in futuro. Taciturno, schivo, e riservato, privilegiava lo studio al pallone. La svolta di vita fu l’incontro con Marisa, capace di infondergli sicurezza, di ammorbidire i suoi silenzi, di smussare i lati malinconici del suo carattere, dalla loro unione nel 1982 nacque Luca, unico figlio di Agostino.
Soprannominato "Ago" o "Diba" fu un assoluto leader di centrocampo e capitano. In undici stagioni con la Roma, conquistò tre Coppa Italia e uno Scudetto. Con i giallorossi giocò duecentotrentasette gare, segnando oltre cinquanta goal. Lanci da architetto ed una potenza nel tiro micidiale a oltre 100 km/h. Con grinta e carattere, guidava tutta la squadra da vero capitano. Era un riferimento per tutti al centro del terreno di gioco, lo vedevi arrabbiarsi con i compagni che non mettevano la giusta grinta.
Il Trenta Maggio è un giorno che ha segnato la vita di Agostino Di Bartolomei. La Roma perse quella partita, contro l'avversario più grande, fino all'ultimo rigore possibile, finì 1-1, dopo 90' e poi dopo 120'. Senza Ancelotti, Cerezo, Pruzzo, Maldera i giallorossi persero la Coppa dei Campioni ai rigori. Roma-Liverpool 3-5. E non fu solo un risultato, ma una data: 3-5: Trentacinque. Trenta Cinque. 30 maggio. La stessa data in cui Agostino decise dieci anni dopo di togliersi la vita lasciando tutti di stucco.
Dopo l'addio alla pratica agonistica Ago si stabilì a Castellabate, paese d'origine della famiglia di Marisa, luogo dove fondò una scuola calcio che portava il suo nome e in cui sognava d'infondere ai ragazzi la sua visione del mondo del pallone: pulito, nobile, nel rispetto delle regole e dell'etica del gioco. Voleva per ciò costruire una cittadella dello sport aperta ai giovani di ogni ceto sociale. La mancanza di fondi e i ritardi burocratici ostacolarono drammaticamente il suo progetto. Abbandonato dalle istituzioni, Ago, solo, cadde in depressione...
Il capitano credeva tanto nel suo progetto in Campania, era divenuto il vero scopo della sua vita, insegnare ai giovani i veri valori dello sport. Ma dopo promesse vane, le istituzioni gli voltarono le spalle e lo lasciarono a far fronte a tutto con le sue sole risorse economiche. I motivi del suicidio divennero chiari quando fu rinvenuto il biglietto in cui il campione motivò il suo gesto, da ricollegarsi probabilmente alle porte chiuse che sia il mondo istituzionale che il mondo del calcio gli serravano. La brutta depressione lo portò al suicidio e poco prima a scrivere a Marisa: «Perdonami amore, mi sento solo e chiuso in un buco». Inoltre, era da tempo che Ago desiderava tornare a lavorare anche nella AS Roma, la sua squadra del cuore, nella sua città che lo aveva celebrato come un eroe. Ma nonostante Di Bartolomei avesse tutti i crismi per diventare uno straordinario dirigente, non venne mai preso in considerazione. Poi tutti si pentirono. Dopo la sua scomparsa, il comune di Castellabate gli ha dedicato una strada nella frazione di San Marco. La Roma, invece, ha voluto onorarlo intitolandogli un campo nel centro sportivo di Trigoria. Il cantautore Antonello Venditti gli ha dedicato la bellissima canzone: “Tradimento e Perdono”:
Agostino giovanissimo, quando giocava con l'OMI al campo Nistri in via Luigi Agresti 13 a Tormarancia
La squadra che s'aggiudicò il titolo di "Campione d'Italia Primavera" nel 1973 per la seconda volta nella sua storia