ANTICA SPEZIERIA DI SANTA MARIA DELLA SCALA di Claudio Di Giampasquale

Nel cuore di Trastevere, la piccola piazza della Scala si apre lungo via della Scala un antico percorso che della Lungara giunge fino a piazza Sant'Egidio. Girovagare per il tredicesimo e più esteso rione della città eterna è sempre fucina di piacevoli emozioni, i suoi vicoli carichi di memoria, miracolosamente scampati alle numerose ristrutturazioni urbanistiche, conservano un fascino intenso: caparbi custodi di una Roma decisamente più piccola rispetto all'enorme metropoli di oggi, esibiscono colorate facciate di antichi palazzetti e nelle serate estive si animano con allegre e chiassose tavolate all'aperto. Di angoli, cortili e chiostri immutati da secoli lo storico rione ne mantiene a bizzeffe, non pochi dei quali gelosamente riservati e negati dai loro proprietari alla conoscenza di passanti e turisti.

Quando, camminando, si accede in "piazza della Scala" s'incontra d'amblé una bella chiesa rinascimentale con la facciata in travertino, vi si entra da una piccola gradinata e sopra al suo portone d'accesso una nicchia ospita la statua della Madonna con Bambino. Si narra che questo luogo di culto fu edificato per volere del pontefice Clemente VIII con il fine di celebrare un'icona della Santa Vergine Maria posta sulla scala di una palazzina adiacente, che nel sedicesimo secolo avrebbe miracolosamente ridato la voce a una bimba nata muta, grazie alle preghiere di sua mamma che costantemente s'inginocchiava sulla scala sottostante per chiedere la grazie. La miracolosa icona è ancora oggi conservata e visibile nella cappella sinistra del transetto, in origine era venerata sull'altare maggiore. Da questa suggestiva narrazione popolare presero il nome la via e la piazza.

L'ANTICA BOTTEGA LABORATORIO speziale

Sono pochi a sapere che in questo luogo in cui il tempo pare essersi fermato vi è insita un'antica "spezieria" nata oltre cinque secoli fa per uso interno del convento dei Carmelitani Scalzi annesso alla chiesa. Questo laboratorio fu concesso al pubblico nel Settecento al piano superiore di una "bottegha dello speziale" con accesso su strada, che oggi è una farmacia ancora in funzione al civico 23 di piazza della Scala.
Anticamente in questo laboratorio con sottostante bottega, si preparavano medicamenti a base di erbe, spezie e altre sostanze naturali e i suoi maestri speziali espertissimi di erbe medicinali, vi preparavano anche straordinari unguenti, sciroppi e altri rimedi. Oltre che rivolgersi al popolo trasteverino e dei rioni oltre il fiume, questa bottega rifornì a lungo i pontefici e le famiglie della nobiltà romana, potendo quindi godere di privilegi ed esenzioni fiscali.
Grazie all’iniziativa di "Fra Basilio", nel diciottesimo secolo la spezieria trasteverina divenne anche un luogo di formazione, uno spazio in cui s'insegnavano le proprietà delle piante e si provvedeva alla compilazione degli erbari e alla catalogazione scientifica dei farmaci. Durante la
"Repubblica romana", fu poi adibita a ospedale per assistere i soldati rimasti feriti durante gli scontri armati, a poca distanza sul colle Gianicolo, tra l’esercito repubblicano e quello francese: proprio qui, a seguito del colpo di carabina ricevuto mentre difendeva Villa Spada, l'eroico Luciano Manara spirò la mattina di sabato 30 giugno del 1849.

I pochi metri che separano il selciato dall'ingresso negli antichi locali sono paragonabili a una "macchina del tempo" che velocemente conduce il visitatore in un tuffo nel passato, regalando un magico silenzio rotto solo dal rumore della grossa chiave della porta che racchiude questo tesoro nascosto. Varcando il suo ingresso, si entra in un mondo fatto di frantoi, mortai e alambicchi, vasi, maioliche e strumenti antichi per pesare i medicinali. Il salone conserva ancora le vetrine e i mobili in legno del Settecento, mentre il soffitto è completamente affrescato con, al centro, lo stemma dei Carmelitani. L'atmosfera è sorprendentemente suggestiva. Negli scaffali settecenteschi con i preziosi vasi ancora pieni di liquidi e rimedi, ricettari ed erbari, disposti come se questa spezieria fosse ancora attiva. Gli stessi odori contribuiscono a creare un "clima di passato". Piacevolmente immersi nell'atmosfera sospesa del luogo, viene quasi da immaginare che possa improvvisamente comparire dietro il bancone "il gioviale frà Basilio" per offrire il suo efficace antidolorifico. Attrae l'attenzione una scritta in latino, una sorta di "pubblicità alla rovescia" se letta con gli occhi di oggi, null'affatto idonea a invogliare i malati all'acquisto dei rimedi venduti: «Nè l'erba li guarì nè la miscela. Sì la tua parola, Signore, la qual sana ogni cosa». La concezione dominante all'epoca, si sa, assegnava alla scienza un ruolo subordinato alla religione. Per il cliente allora era più confortante rivolgere lo sguardo verso l'altra iscrizione latina in lettere dorate: «Della Terra l'Altissimo creò i medicamenti. L'uomo non li avrà in dispregio». Tra i tanti “medicamenti” qui conservati c’è anche la teriaca, un medicinale usato sin dai tempi dei romani come antidoto contro i veleni, composto di cinquantasette sostanze diverse fra cui carne di vipera. Nell'adiacente laboratorio liquoristico, risalente alla prima metà dell'Ottocento, sono conservati gli strumenti che venivano usati per la distillazione». Sulle ante degli armadi vi sono ricordate alcune visite celebri come quella di Vittorio Emanuele I, avvenuta il 27 ottobre 1802.