ER PONENTINO E LO SCIROCCO di Claudio Di Giampasquale

Due forze dominano Roma e la scuotono nel profondo. Due venti si alternano in un gioco infinito, come se volessero ripetere, nel numero e nella loro opposizione, l'avvio della civiltà romana nel giorno della sua fondazione. I gemelli Romolo e Remo le diedero vita, uguali e opposti, fratelli e avversari. Un vento fresco, frizzante e limpido, l'altro caldo pesante e appiccicaticcio. Due forze della natura che ricordano continuamente alla città eterna di essere nata fra le contraddizioni e di contenere in sé la perfezione dei due antipodi che si congiungono. Sono i venti che aiutano Roma ad essere bella, sia quando spazzano il cielo e fanno entrare la luce dentro i più piccoli interstizi dei monumenti e dei ruderi, sia quando l'azzurro diventa bianco e l'aria si ferma in una lenta e bagnata «controra romana». Er ponentino e lo scirocco s'affrontano in una partita eterna come la città dove soffiano: il vento che arriva da ponente accorre a stemperare l'aria infervorata dal caldo della giornata; mentre quello africano tipicamente mediterraneo che arriva da sud-est, rammollisce le ossa e soffoca le estati romane estenuanti e pigre allo stesso tempo. É per colpa de lo scirocco che «ce se stanca a nun fà gnente»: per forza di cose quando tira lo scirocco «bisogna stà fermi, contemplà e medità 'npò, ma senza prescia pè nun sudà». Nella città eterna azione e stasi si parlano da secoli e si alternano come lo splendore e la decadenza del suo perenne ciclo vitale.
C'è un detto romanesco che da un lato plaude l'aria fresca e vivace delle serate estive, dall'altro evidenzia con metaforica e sarcastica ironia "politica" le giornate e le nottate spossanti quando l'aria è ferma e soffocante: «Se er ponentino è 'n vento popolano pè eccellenza, la ragione che faceva gorgoglià a Rugantino stornelli d'amore pè la sua amata; lo scirocco è er vento dé li monarchi e dé li papi, er portatore dè n'aria 'mmobbile che richiede solo dè stà zitti e stanze ariose, altane 'mbrose e palazzi cor giardino. Lo scirocco è er vento de le corti, de l'attesa e der potere. Lo scirocco è er re, quanno lui soffia tutto tace, nun lo poi ignorà, nun lo poi contraddì. Devi solo obbedì».
Armando Trovajoli, scrisse nel 1962 il celebre brano «Roma nun fa' la stupida stasera» in cui rimane mitica la strofa: «...damme 'na mano a faje dì de sì, prestame er ponentino piu' malandrino che ci'hai,
Roma reggeme er moccolo stasera...» Il comune di Roma gli ha dedicato nel 2013 il Ponte della Musica Armando Trovajoli.
Ponentino, è il vento cantato da Ovidio, propizio alla vita e agli amori, che accompagna la rifioritura dei sensi e corrobora le serate estive, spingendo a rinviare la notte all’infinito. Ponentino ossia Zefiro ossia Favonio. Ponentino malandrino, a Roma si sente anche dove non c’è.
Molti romani affermano che «er ponentino, ner centro, nun è più quello dè 'na vorta» perchè deviato dai «palazzoni delle periferie». C'è chi afferma che la costruzione di alcuni quartieri periferici lo abbia attenuato. Alberto Sordi prima di lasciarci disse che «'na vorta c'era er ponentino cor suo profumo dè mare, ora c'è lo smog».
Gli antichi romani chiamavano il vento che soffiafa dall'ovest «Zefiro». La leggenda narra che questo vento generò Xanto e Balio, ossia i due cavalli di Achille (qui in un quadro di Regnault). Il ponentino era venerato e gradito perché annunciava la primavera e la bella stagione, favorendo la germinazione delle sementi e il risveglio della natura.
Fabrizio Bosso e Sergio Cammariere live all'Auditorium Parco della Musica di Roma,
in una magnifica rivisitazione in jazz di «Roma nun fà la stupida stasera»