ER MITICO 'BAR MARIANI'AI PETTINARI di Claudio Di Giampasquale

Quant’era bella la Roma dei romani, delle viette e dei vicoli del centro pieni di botteghe artigiane. I rioni Ponte, Parione, Sant'Eustachio, Sant'Angelo, Trastevere e Regola, er Ghetto, er mercato di Campo de’ Fiori in cui le «sóre» (signore) andavano a comprà la verdura fresca. Dei ragazzini che giocavano sul lungotevere e delle mamme che li chiamavano affacciandosi dalla finestra. Beh, quella Roma è sparita per sempre. Tanti suoi simboli sono scomparsi ma rimangono indelebili nella memoria di coloro che li hanno vissuti e che ci sono ancora, con l'orgoglio e la passione di poterli raccontare e tramandare ai giovani d'oggi.

Via dei Pettinari è uno di quei simboli della Roma d'una volta. Nel rione Regola, di fronte a Ponte Sisto, fu chiamata così perchè prima dei muraglioni, quando la zona denominata “de unda“, perché soggetta alle continue inondazioni del Tevere, fu occupata dalle botteghe dei “pettinari”, cioè dei maestri artigiani che producevano e vendevano pettini d'avorio e ebano per capelli o di legno per pettinare uomini, donne e bambini, nonché spazzole per umani e per cavalli: brusche, striglie, setole per code e criniere, eccetera, eccetera. Questa strada ricalca l'antico tracciato dei Cesari che dal fiume si dirigeva verso il Teatro di Pompeo. Durante il periodo dello Stato Pontificio venne chiamata via della Trinità in virtù del fatto che conduceva alla chiesa della Ss.Trinità dei Pellegrini. Oggi il termine “unda” sopravvive attraverso un'altra antica chiesa che sorge qui, San Salvatore in Onda.

Ebbene, quasi all'imbocco di questa strada vendendo da Ponte Sisto, quasi all'angolo con via delle Zoccolette, in via dei Pettinari 44, c'e un antico caffè, è il «Bar Mariani». Le mura appartengono a "Propaganda Fide" antica congregazione del Vaticano, l'attività alla famiglia Paolessi, giunta alla quinta generazione di gestione, dal lontano 1870. Oggi il titolare è Fabrizio Paolessi.

Vox Popoli narra che un esercizio in qualità di locanda fu aperto qui alla fine del sedicesimo secolo, nella mansione dell'immobile rinascimentale ove è ubicato, voluto da Sisto V che incaricò nel 1586 l'architetto Domenico Fontana alla sistemazione della zona vicina al ponte e alla costruzione del palazzetto ove a fine Ottocento aprì il bar, per destinarlo ad ospizio per poveri. 
Oggi il Bar Mariani continua ad essere una mitica fucina di leccornie e relax, costantemente lì a far da collante tra Campo de’ Fiori e Trastevere, ci passi a qualsiasi ora e lo trovi pronto, dalla prima colazione, al pranzo, agli aperitivi, a cena e nel dopo cena.  Caffetteria, cornetteria, pasticceria e cucina alla vecchia maniera romana. Ospitalità gustose torte e posti a sedere dentro e fuori.

Costantemente lì anche la sera tardi per una birra gelata o un long drink take-away a costi bassi, da bere con calma sul ponte. 
Da oltre un secolo e mezzo
"ne ha vista di acqua scorrere sotto Ponte Sisto. Ne ha visti passare di uomini, donne, bambine ed anche fantasmi tipo quello di "Donna Olimpia". Ne ha viste di cose e di storia accadere nei paraggi e oltre il fiume.

Er "Bar Mariani ai Pettinari" è stato testimone oculare di incontri, rapporti, nascita di sinergie, di matrimoni d’arte ed è diventato anche archivio di oggetti che da attuali si sono trasformati in antichi. Cose animate e inanimate l’hanno movimentato rendendolo un tempio di storicità e simbolo della tradizione romana.

Qui all'inizio di questo secolo il regista Ettore Scola ha girato il film «Gente di Roma» con Antonello Fassari che recitava la parte del barista e Arnoldo Foà suo padre ristoratore. Dal lontano 1870 a oggi, sono tantissimi i clienti famosi affezionati ed anche gente comune. Romani e turisti che passati qui hanno consumato le bontà che quest'esercizio ogni giorno propone. Attori, artisti, politici e tanti altri, di tutto e di più. Era uno dei luoghi di ritrovo preferiti da Fabrizio de Andrè quando veniva a Roma.
Per tali motivi la recente ristrutturazione di Mariani non è stata un banale rifacimento ma un vero e proprio restauro durato ben ventuno mesi, a cui hanno lavorato la Soprintendenza speciale di Roma, Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali e l’ufficio per le Botteghe Storiche. E così è stato restituito a Roma un pezzo di sé, dove il vintage non è riprodotto ma reale ed è fatto di sedie in legno, ripiani in marmo e dettagli d’art déco. Tutto è tornato al suo posto dopo quasi due anni di meticolosa risistemazione.


IN QUESTO BAR IL PRIMO INCONTRO TRA CARLO VERDONE E LA SÓRA LELLA
L'incontro di personaggi famosi più suggestivo e celebre avvenne nell'inverno del 1980. Lo raccontò qualche anno fa Carlo Verdone. Aveva da poco compiuto trent'anni era il periodo che dal cabaret passava al cinema, con il suo innovativo progetto del film "Biano Rosso e Verdone" voleva raccontare qualcosa di nuovo, era supportato da Sergio Leone che credeva nella sua idea. Aveva quasi trovato tutti i personaggi adatti, gli mancava quello della "nonna" e gli occorreva una vera matrona romana, una di quelle di una volta.
«Un mio amico che aveva un bar sotto casa mia, il bar Mariani, mi disse: stai cercando una per fare tua nonna? Sintonizzati su Radio Lazio, c'è la sorella di Fabrizi che alle undici di mattina fa un programma. Mi sintonizzai: era una trasmissione in cui chiamavano tante donne, molte cornute, che chiedevano consigli alla sora Lella. Scoprii un mondo: un esercito di donne disperate che le chiedevano consiglio. Era una consolatrice di anime. Il mio amico, inoltre mi disse, che questa signora, Lella così si chiamava, a mezzogiorno staccava, andava al bar e si prendeva un analcolico come aperitivo. Il giorno dopo andai in quel bar: vidi questa donna grossa al bancone, rubiconda, bella, con una faccia meravigliosa da matrona romana, da bancarellara di Campo dé Fiori. Le sono andato vicino. Le ho dato del voi perché ai romani di una volta se gli dai del voi li fai sentire importanti...» Ma ecco tutto il racconto di quell'incontro direttamente narrato dalla voce di Carlo Verdone: