LA LEGGENDA DELLA «SALVACIO ROMAE» di Claudio Di Giampasquale

Nell'antica Roma, non poche narrazioni e leggende generate dalla fantasia popolare accreditarono un carattere demoniaco all'enorme potenza della città eterna. Una di queste era congiunta alla "imperitura esistenza dell'urbe caput mundi" ossia la cosiddetta «Salvacio Romae» ben ancorata alla credenza che Roma non potesse mai soccombere e cadere, nè scomparire.

I personaggi principali di questa propizia suggestione furono settanta grandi statue  di marmo posizionate in cerchio fatte scolpire dall'imperatore Augusto. Rappresentavano i paesi conquistati e sottomessei, manifestando così l'estensione dell'impero. In ciascuna era posta una campana che aveva il compito di suonare nel caso la nazione da essa simboleggiata insorgesse. Nel centro del cerchio formato dalle statue, un'ulteriore scultura in bronzo raffigurante un guerriero a cavallo dotato di una lunga lancia, era posta più in alto col compito, in caso di rivolta, di direzionare la propria lancia verso la statua della provincia ribelle. 

la versione dello storico teologo agostiniano di St Albans

Premesso che si parli sempre di settanta statue di marmo e una di un cavaliere di bronzo, della leggenda della «Salvacio Romae» ci sono diverse versioni. Ad esempio, quella dello storico Alexander Nequam nato nella città britannica di Verulamium (localizzata nei pressi dell'odierna St Albans nella contea inglese dell'Hertfordshire) vissuto a cavallo tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo,

Ebbene, il Nequam riporta una stesura secondo la quale i romani, poco meno di 50 anni prima della nascita di Gesù, chiedendo al noto poeta mago Publius Vergilius Marone noto ai posteri come "Virgilio": «Fino a quando gli dei avrebbero conservato la tradizione della 'Salvacio Romae'». Egli soleva rispondere: «Rimarrà in piedi finché una vergine non partorisca». Nell'udir tale risposta il popolo romano tranquillizzato applaudiva suffragando: «Rimarrà allora per l'eternità». Ma quando nacque il Cristo Salvatore, racconta lo storico teologo inglese: «La rassicurante istituzione della 'Salvacio Romae' rovinò in breve tempo». 

altre testimonianze storiche della 'salvacio' tramandate nel tempo

Secondo un’altra versione della leggenda, i settanta marmi e il cavaliere di bronzo furono fatti erigere dal sommo Augusto all’interno del teatro di Pompeo, e si racconta che in uno dei tanti momenti di follia, il quinto imperatore, l'iracondo ed egocentrico Nerone, credette che queste prima o poi prendessero vita per aggredirlo. Morale della storia? ...Le fece distruggere.

Compaiono anche altre versioni riguardo l'allocazione dell'impianto della «Salvacio Romae». C'è chi dice che si trovasse sul colle Celio in corrispondenza dell'attuale area ove sorge la basilica di San Giovanni in Laterano. Chi nel tempio della Concordia all'estremità occidentale del Foro Romano. Addirittura chi asserisce che fosse nel Colosseo. 

la narrazione dell'antico manoscritto latino

L'antico libro latino «Mirabilia urbis Romae» narra che le statue della «Salvacio Romae» fossero sul Campidoglio, precisamente in un episodio svoltosi sotto la prefettura di Marco Vipsiano Agrippa, quando la campana posta sulla statua che rappresentava la Persia si mise a suonare. E che Agrippa prima di decidersi di spedire le legioni nelle focose terre che furono di Ciro il Grande, fece uno strano sogno nel quale gli apparve la dea Cibele la quale gli promise aiuto purchè in suo onore fosse eretto un tempio. Al suo ritorno vittorioso Agrippa fece costruire il Pantheon in onore della dea che protesse Roma nella vittoria sulla Persia.

Prosegue poi l'antico testo: circa quattro secoli dopo il sessantasettesimo pontefice della Chiesa cattolica Bonifacio IV trasformò il Pantheon pagano in tempio cristiano, dedicandolo alla Madonna (Santa Maria ad Martyres). Una volta di più, s'assisté alla trasformazione dei templi e delle divinità pagane in cristiane, come ci dimostra il confronto tra la dea Cibele (venerata dagli antichi romani attraverso il 'culto della Magna Mater') e la Vergine Maria madre di Gesù Cristo (attraverso il 'Marialis Cultus'). La solenne proclamazione avvenne il giorno delle "Kalendae Novembris" (primo Novembre) del 609 dopo Cristo, per l'occasione sembra che il papa fece prelevare dalle numerose catacombe romane ventotto carri pieni di ossa di martiri cristiani, che furono tumulate sotto l'altare principale della nuova chiesa. Duecentoquarantaquattro anni dopo, il centounesimo pontefice Gregorio IV estese questa celebrazione a tutta la Chiesa, fissando il primo novembre come data ufficiale e universale d'«Ognissanti». 

il trasferimento da campo marzio al campidoglio

Secondo lo storico e critico letterario ateniese Arturo Graf vissuto a cavallo tra il diciottesimo secolo e il diciannovesimo, le settantuno statue simulacri dell'«Imperium Romanum» furono trasferite dal "Portico delle nazioni" del Campo Marzio al Campidoglio, dove si ritrovarono confuse con quelle delle divinità capitoline.

E che più tardi durante l'avanzare del cristianesimo la leggenda della "Salvacio" avrebbe subito una certa trasformazione, ossia che le sculture volute dal sommo Augusto si fossero "tramutate" in settanta discepoli del Cristo mandati in settanta nazioni per diffondere il Vangelo. 

una cosa è certa: la sorte delle statue è ancora avvolta dal mistero

Ma anche in altre versioni relative alla sorte della «Salvacio Romae» furono introdotti degli elementi di rito cristiano. Si cita un fuoco magico inestinguibile e di una profezia che annunciò la distruzione di tutto l'impianto scultoreo. Secondo l'opera "De mirabilibus urbis Romae" un testo medievale scritto da Maestro Gregorio, un erudito vissuto a cavallo tra il dodicesimo e

il tredicesimo, la statua di bronzo del cavaliere provvisto di lancia precipitò a terra durante la nascita di Cristo e che il fuoco sacro custodito nel tempio di Vesta nel Foro Romano (considerato il simbolo di eternità e della continuità di Roma) nello stesso tempo si spense al sorgere della «Vera Luce». Nella pagina 154 della traduzione italiana dell'antico manoscritto in latino, vengono riportate queste parole: «È credibile che anche il potere d'ingannare gli uomini abbia abbandonato il Maligno nel momento in cui Dio cominciò ad essere uomo». Una cosa è certa, la sorte delle statue e ancor oggi avvolta nel mistero.