IL RACCONTO DEL "SINODO DEL CADAVERE" di Claudio Di Giampasquale
Alla fine del primo millennio lo Stato Pontificio non era ancora una vera e propria "entità statuale" con i confini territoriali definiti, ma piuttosto un insieme di terre e possedimenti (il Patrimonium Petri) sottoposte all'autorità della Santa Sede, soprattutto in Italia centrale. Ebbene nell'anno del Signore 897 si svolse uno dei processi più insoliti della storia umana, un sordido evento che sconvolse gli abitanti della città di Roma e dimostrò la stranezza e la meschinità di alcune figure ecclesiastiche. Purtroppo l'avidità clericale e l'ingerenza di alcune figure della Chiesa negli affari politici e non solo affondano le radici nel tempo e sono anche alla base dell'anticlericalismo che nei secoli è divenuto sempre più diffuso.
Passato alla storia col nome «Sinodo del Cadavere» (o "concilio cadaverico") questo singolare ed unico procedimento giudiziario pontificio fu condotto alla Basilica di San Giovanni in Laterano nel terz'ultimo anno dell'ottavo secolo dopo la nascita di Cristo. Il personaggio imputato fu il centoundicesimo papa della Chiesa Cattolica, salito al soglio di San Pietro sei anni prima del fatto, in uno dei periodi più difficili della storia del papato: il cosiddetto "saeculum obscurum". Il pontefice in questione è Formoso I il cui nome alla nascita e la relativa data rimangono sconosciuti alla storia, si sa solo che venne alla luce nella città eterna.
Il nome Formosus, che significa bello, ben fatto, oppure adatto, gli fu dato dal popolo prima della sua elezione a cardinale vescovo di Porto e lui lo mantenne per la sua elezione a papa, non è noto se ci fosse un motivo simbolico specifico per la sua scelta. Già nel conclave di dicembre 872, dopo la morte di Adriano II, Formoso venne candidato al soglio, ma durante le elezioni gli fu preferito Giovanni VIII. Successivamente divenne papa a settantacinque anni nel 891 grazie al sostegno del partito filo-germanico romano e in particolare del sovrano Arnolfo di Carinzia re dei Franchi orientali cadidato alla guida del "Sacrum Imperium Romanum". Il fatto che Formoso fosse vescovo già d'un'altra diocesi (Portus) avrebbe dovuto costituire motivo d'impedimento alla nomina pontificale, in quanto i canoni ecclesiastici dell'epoca vietavano la traslazione di tale carica ecclesiastica da una sede ad un'altra e dunque non avrebbe potuto essere eletto vescovo di Roma. Ma già con papa Marino I s'era derogato alla norma.
Il pontificato di Formoso I durò solo cinque anni in un periodo di caos politico in cui lo Stato della Chiesa divenne oggetto di feroci contese. La morte, forse per veleno, lo colse il 4 aprile 896, certamente risparmiandogli le rappresaglie degli avversari. Fu sepolto nel recinto del Vaticano, dove rimase solo nove mesi prima d'esser esumato e sottoposto a uno strano processo.
La macabra follia del "Sinodo del Cadavere"
Pochi mesi dopo la morte di Formoso I, il successivo pontefice Stefano VI venne fortemente condizionato da Lamberto II di Spoleto, che due anni addietro recatosi a Roma per farsi riconoscere la corona imperiale del "Sacrum Imperium Romanum" dal pontefice, subì un'onta che non tollerò e non dimenticò: papa Formoso lo ripudiò e rimase faziosamente in attesa di Arnolfo di Carinzia, l'altro pretendente all'Impero. La reazione del nobile umbro e del suo esercito fu imperiosa, Formoso venne costretto con la forza dentro Castel Sant'Angelo. Venne liberato da Arnolfo quando giunse a Roma, che subito poi fu incoronato imperatore dal pontefice finalmente libero. Ma Arnolfo non molti mesi dopo venne colpito da ictus e dovette abbandonare il comando militare. Il papa morì immediatamente dopo. Insomma quelli del "saeculum obscurum" furono anni di repentini rovesci di potere, cinismo, enorme caos e d'incertezze, chi era più tosto, potente e armato prendeva il sopravvento.
Lamberto II e sua madre Ageltrude (donna rancorosa che nonostante la sua vecchiaia si trascinava dietro i pezzi di brace ardenti della vendetta per l'onta subita) ottennero dal successivo papa Stefano VI (eletto con il loro appoggio) che venisse istituito un processo contro il suo predecessore.
Nel 897 il nuovo papa ordinò di rimuovere il cadavere di Formoso I dalla tomba e lo mise sotto processo dell'inquisizione pontificia, nota anche come Sant'Uffizio. Formoso fu accusato di spergiuro e di aver usurpato illegalmente il papato, nonché d'aver governato contemporaneamente su due sedi ecclesiastiche. Queste accuse vennero formulate sette mesi dopo la sua morte e il suo cadavere ormai scheletrito venne vestito dei paramenti pontifici e collocato su un trono nella basilica lateranense per rispondere di tutte le accuse della Santa Inquisizione.
A parte la generale decadenza dei costumi e della moralità, anche da parte delle più alte cariche ecclesiastiche, l'unica plausibile spiegazione a un siffatto modo di procedere può essere riscontrata nella procedura giudiziaria germanica, che nella celebrazione di un processo esigeva la presenza del "corpus delicti", e che dunque consentiva anche la presenza di un cadavere. Il processo aveva però anche delle evidenti motivazioni politiche: intendeva infatti punire l'appoggio manifestato da Formoso sia verso i Carolingi nella persona di Arnolfo (peraltro legittimo imperatore), del quale aveva ottenuto l'intervento in Italia per spodestare Guido di Spoleto e suo figlio Lamberto dal trono imperiale.
In ogni caso la città eterna abborrì quella decisione. Per i romani ciò che accadde nella basilica Laterannse fu una cosa orribile, tutta Roma ne fu inorridita e indignata. Nelle case e nelle taverne dei rioni, in quei giorni bui non si faceva altro che parlare e lamentarsi di tale macabro procedimento giudiziario.
La lucubre adunanza si svolse con i cardinali e i vescovi riuniti sotto l'egida del papa. Un diacono venne nominato per rispondere in vece del pontefice deceduto, e dopo un processo più simile ad una macabra messinscena, in cui lo stesso pontefice fungeva da accusatore, il verdetto stabilì che Formoso I fu un "papa indegno del pontificato", e dunque venne ufficialmente deposto,. Tutte le misure e gli atti da lui effettuati nei cinque anni di pontificato trascorsi vennero annullati. Gli ordini da lui conferiti furono dichiarati non validi.
In tutto ciò mi preme evidenziare la macchiavellica e cinica strategia del nuovo papa Stefano VI che si coniugò alla perfezione con la volontà e gli interessi dei nobili spoletini, segui il ragionamento: l'annullamento e il ritiro definitivo degli atti e delle ordinazioni compiute da Formoso I tornava a suo vantaggio, in effetti proprio durante il pontificato del suo predecessore, da lui (da Formoso) era stato nominato vescovo di Anagni e pertanto, secondo le regola pontificia che ora nella macabra farsa accusava Formoso, anch'egli non avrebbe potuto esser eletto al pontificato. Pertanto con l'annullamento di tutti gli atti pontifici veniva meno la sua nomina vescovile e dunque anche l'irregolarità nella propria elezione a vescovo dell'antichissima cittadina nella Valle del Sacco che nei secoli successivi divenne tanto cara ai papi.
Il corpo di Formoso subì pesanti umiliazioni pubbliche, tra cui il taglio delle dita utilizzate per le bendizioni. Fu infine gettato nel fiume Tevere.

Il ritrovamento del corpo e la riabilitazione
I poveri resti del corpo di Formoso vennero portati dalla corrente del fiume sacro sin quasi alla foce: per circa venti chilometri la umile gente che dai campi lo vide galleggiare verso il mare, al suo passaggio s'inginocchiò pregando a lungo sino alla scomparsa di quel povero corpo dagli occhi. Il cadavere ormai spoglio e irriconoscibile s'arenò su una sponda presso la fiumara grande di Ostia ove fu identificato da un monaco, la leggenda narra che quel religioso sia stato guidato lì da una visione nel sonno del defunto pontefice. Il frate tenne nascosto il corpo martoriato ai suoi confratelli e ai fedeli, finché fu vivo papa Stefano VI.
Papa Formoso venne riabilitato dal centoquindicesimo pontefice Teodoro II durante il suo brevissimo pontificato. Successivamente quel corpo tanto ingiuriato tornò ad essere sepolto nelle grotte della cripta della Basilica di San Pietro.
Inoltre, l'epilogo del «Sinodo del Cadavere» alimentò non poco il malcontento tra i romani e scatenò una rivolta che portò alla prigionia e alla morte per strangolamento del pontefice Stefano VI nello stesso anno del "processo".
Fu proprio nell'occasione della riabilitazione di papa Formoso I che Teodoro II procedette a togliere dal diritto canonico il divieto per chi era già vescovo designato, di non poter ottenere un altro vescovado. E poi volle condannare tutti coloro che furono attori nell'esecrabile "concilio cadaverico". Molti di coloro che parteciparono si pentirono e chiesero perdono, altri fuggirono in Toscana per non rinnegare, convinti d'aver perpetrato un atto di giustizia. In una solenne cerimonia in San Pietro il papa maledisse i fuggitivi che, fatalità, perirono in seguito tutti in gravi sventure.
Nessun papa che si succedette negli anni volle mai portare il nome di Formoso, quasi per scaramanzia, solo il cardinale veneziano Pietro Barbo alla nomina a pontefice espresse il desiderio di prendere il nome di Formoso II, per omaggiare questo suo predecessore, ma anche in tal caso fu sconsigliato dalla corte papale e così salì al soglio pontificio con il nome di Paolo II nell'anno di grazia 1464.