L' ANIMA ROMANA DI UGO OJETTI di Claudio Di Giampasquale
Ugo Ojetti venne alla luce sabato quindici luglio 1871 al quarto piano di una palazzina in piazza di S.Claudio de’ Borgognoni all'angolo di via del Pozzetto, un edificio che sorgeva di fronte all'antica chiesa dedicata ai santissimi Claudio e Andrea. Quel diaframma di edifici è scomparso, le case tra cui quella dove nacque Ugo, furono demolite per dare maggior spazio alla vicina piazza di San Silvestro. Sua mamma Veronica era umbra, suo papà Raffaello noto architetto, era romano de Roma.

Nella sua vita Ugo Ojetti visse in diversi luoghi, morì alla soglia dei settantacinque anni in Toscana, a Fiesole. Ma il richiamo e l'amore per la sua Roma lo accompagnarono ovunque.
Visse l'infanzia e l'adolescenza nei rioni Trevi e Colonna, compì gli studi presso il
Collegio dei Gesuiti di S.Ignazio a piazza del Collegio Romano, e nel luglio 1892 si laureò in legge alla Sapienza, con il massimo dei voti e la lode. L'aspirazione era quella di entrare nel mondo della diplomazia. La passione era scrivere. A ventun'anni pubblicò la sua prima opera "Paesaggi".
Racconta sua figlia Paola nata dall'unione tra Ugo e la fiorentina Fernanda Gobba: «Papà portò sempre nel cuore la sua amata Roma. Nell'opera postuma
Ricordi d'un ragazzo romano. Note d'un viaggio tra la morte e la vita emergono le ambizioni di ragazzo alla fine trasformatesi in un cocente rimpianto che lo ha accorato fino al termine. È la sua opera che meglio di qualunque altra ha reso per sempre valida e incontrastata agli occhi di tutti i suoi lettori l'affermazione di cui più si sentiva orgoglioso: Ugo Ojetti er romano».
Tutto si sente, soprattutto nei primi capitoli, del buon sapore della vecchia Roma. Non manca il Belli citato di seconda mano nella ressa dell'entusiasmo. C'è in mezzo alla
piazza di San Silvestro il monumento a Metastasio appresso traslocato alla Chiesa Nuova. C'è la salita sul «colmo» di Sant'Ignazio. C'è la cattiva abitudine del piccolo Ugo di scendere le scale dal quarto piano del palazzetto ove era la sua casa, a cavalcioni della ringhiera, scivolando, quando una mattina alla svolta del primo piano incontrò quand'era troppo tardi, la mano inguainata di nero di monsignor Rampolla (futuro preside del collegio dei Gesuiti di S.Ignazio) poggiata sul bastone della ringhiera lo raggiunse e gli rifilò uno schiaffone che risuonò nella tromba della scala come una fucilata.
Raccontò che d'inverno quando usciva la mattina presto alle sette e mezza per andare a scuola, davanti al portone di casa in mezzo a piazza di San Claudio trovava a quell'ora le capre e il capraro le mungeva una a una seduto sulla scalinata della chiesa, un bicchiere di latte costava un soldo ma la metà era schiuma tiepida che sapeva di panfresco. Il capraro portava il cappello di feltro a cono tronco, con il laccio legato sotto il mento, il ferraiolo nero foderato di verde e i cosciali di capra.
Ugo era cresciuto lì in quello slargo tra tra i rioni Trevi e Colonna e per quindici o sedici anni quello era il suo mondo. Dalla finestra della sua cameretta non aveva avuto altro orizzonte che quello di una bella cupola con una croce di ferro in vetta alla lanterna, e cielo tutt'attorno e, alla stagione propizia un volo di rondini chiassoso. Una chiesa ed una piazza che sentì sempre «sue» con tale orgoglio che, il giorno in cui Mussolini a Palazzo Chigi lo condurrà davanti a una finestra che guarda il Tritone lui gli dirà:
«Vede quella chiesa eccellenza? Lì sono stato battezzato perchè sono nato in quella casa gialla di fronte».
Molti elementi di una Roma popolare e popolaresca ancora stracarica di umori sedussero Ugo sin dall'infanzia e lo accompagnarono per tutta la vita durante i suoi lunghi viaggi lontano dall'amata città eterna.

A ventitré anni Ugo Ojetti iniziò a collaborare con il quotidiano nazionalista
La Tribuna (fondato da Alfredo Baccarini e Giuseppe Zanardelli) per il quale scrisse i suoi primi servizi da inviato estero. Raggiunse la notorietà a soli ventiquattro anni, quando la casa editrice milanese dei Fratelli Dumolard pubblicò nel 1895 la sua idea letteraria, a quei tempi assolutamente innovativa,
"Alla scoperta dei letterati " serie di ritratti di scrittori celebri dell'epoca redatti in forma di interviste, genere ancora inesplorato. Ugo scrisse la sua originale opera con uno stile posto fra la critica ed il reportage, il testo fu considerato un momento d'analisi profonda del movimento letterario di quei tempi.
I suoi articoli diventarono molto richiesti, Scrisse per
Il Marzocco rivista letteraria settimanale fiorentina, per
Il Giornale di Roma, per
Il Fanfulla della domenica e per
La Stampa. La critica d'arte occupò la maggior parte della sua produzione. Nel 1898 iniziò la collaborazione con
Il Corriere della Sera di cui ventotto anni dopo diventerà direttore.
Negli anni a cavallo del secolo prestò la propria penna ai più autorevoli quotidiani, spesso celandosi sotto lo pseudonimo di
“Conte Ottavio”.
Grande patriota, partecipò come volontario alla Prima Guerra Mondiale. Acceso interventista, si distinse svolgendo il proprio dovere, tra cui difendere dai bombardamenti nemici il patrimonio artistico veneziano. Ebbe il pregio di redarre il volantino lanciato il 9 agosto del 1918 nei cieli viennesi dalla squadriglia aerea del D’Annunzio.
Ugo Ojetti fu un protagonista della cultura italiana della prima metà del Novecento. Grande intellettuale, scrittore e giornalista, pienamente immerso e impegnato nelle vicissitudini politiche e culturali del suo tempo, fu un autore prolifico in moltissimi campi con un vivo interesse per ogni forma d’arte. Il percorso della sua carriera trovò nel tempo molteplici espressioni.
Organizzò numerose mostre d'arte e diede vita ad importanti iniziative. Sul significato dell'architettura nelle arti ebbe a dire:
«L'architettura è nata per essere fondamento, guida, giustificazione e controllo, ideale e pratico, d'ogni altra arte figurativa».
Collaborò anche con il cinema, nel 1939 firmò l'adattamento per la prima edizione sonora de
"I Promessi Sposi"
che costituì la base della sceneggiatura per il film del 1941 di Mario Camerini.
Molti suoi libri sono nati dagli innumerevoli viaggi ed in questi le sue qualità di cronista attento emergono e lo collocano tra i più attenti testimoni di vent’anni di vita italiana. Pur se venati dai successivi giudizi lapidari a causa della sua adesione al fascismo che gli impedì in pratica di abbinare alle testimonianze una postuma meditazione di ciò che andò a testimoniare, perchè Ugo Ojetti aderì alla
Repubblica Sociale Italiana. E così dopo la liberazione di Roma nel 1944, fu radiato dall'Ordine dei giornalisti e ciò gli causo una profonda depressione e abbattimento morale. Nei Taccuini, pubblicati postumi nel 1965, si documenta lo smarrimento della rovina del mondo nel quale aveva creduto e in cui aveva vissuto. Passò gli ultimi anni nella sua villa
Il Salviatino a Fiesole, dove morì nel 1946. La città eterna restò nella sua anima fino alla fine.

In una foto del 1937 Ugo Ojetti e Isa Miranda, "Diva" per eccellenza del cinema italiano della prima metà del diciannovesimo secolo. Affascinante e sofisticata, all'anagrafe Ines Isabella Sampietro, nacque a Milano il 5 luglio del 1905, infiammò per oltre trent'anni i cuori di milioni di persone, grazie alla sua bellezza per quei tempi inquietante e raffinata, e alla sua travolgente carica interpretativa.

In una foto del 1908 Ugo Ojetti e Matilde Serao, prima donna ad aver fondato e diretto un quotidiano Il Corriere di Roma, esperienza successivamente ripetuta con Il Mattino e Il Giorno. Negli anni venti fu candidata sei volte, senza mai ottenerlo, al Premio Nobel per la letteratura. Indicata da Angelo de Gubernatis nel 1895 come «La più poderosa per ingegno, vivace fantasia e vigore di stile fra le nostre scrittrici». Vicino a loro lo scrittore palermitano Domenico Trentacoste