LA MAGIA DEL TEATRO MANGIOVINO DEGLI ACCETTELLA di Claudio Di Giampasquale

L'arte del «teatro di figura» è quella particolare forma di rappresentazione che utilizza burattini, marionette, pupazzi, ombre, e oggetti come protagonisti dello spettacolo, marcando un linguaggio fortemente visivo e sensoriale che stimola molto la fantasia dei bambini e diverte i ragazzi ancora appassionati della magia dei racconti avvincenti e fantastici. Il teatro dei burattini è una forma di quest'arte in cui uno o più animatori, i burattinai, danno vita ai personaggi tramite particolari e suggestivi pupazzi.

Ne hanno cambiati di repertori, materiali, tecniche gli Accettella dagli esordi a oggi ma ciò che è rimasto immutato è il filo conduttore della loro attività artistica. O meglio i fili che da bravi marionettisti non hanno mai smesso di manovrare.
Nel Teatro Mangiovino dove sono giunti nel 1985 dopo una serie di peripezie proseguono la sperimentazione che li ha portati nel giro di alcuni decenni, dai primi spettacoli di operetta rappresentati con copie di attori in piccolo e "scene mignon" in grado di riprodurre il mondo in pochi palmi, all'individuaione di nuovi linguaggi poetici. I loro attuali personaggi, soggetti onirici e metafisici snodati nello spazio, non descrivono il reale, ma accennano, alludono, lasciano spazio all'immaginazione ripercorrendo miti, fiabe, leggende popolari che hanno attraversato i secoli con significati legati alle differenti epoche.

Il «Teatro delle marionette degli Accettella» oggi giunto alla terza generazione, nacque in casa nell'immediato dopoguerra, quando un impiegato e una casalinga, Ennio e sua moglie Maria, inventarono un passatempo per i loro figli, in un periodo in cui il conflitto bellico aveva lasciato i bambini con pochi giocattoli e gli adulti privi dei soldi sufficienti per farli divertire. Nacquero grossolane figure di cartone pressato, ritagliate con un temperino, spruzzate di colore e animate da rudimentali meccanismi.

Ben presto la voce sulla loro capacità di raccontare storie si diffuse, al punto che venne l'idea d'inserire la rappresentazione nel programma d'un cinema parrocchiale. La messa in scena di "Pelle d'asino" favola colta e aristocratica, fu un successo, tant'è che circoli, chiese, famiglie borghesi, nobili si contesero le repliche.
Sembra che i coniugi Accettella, rigidamente autodidatti, nemmeno conoscessero all'epoca l'antica tradizione del «teatro di figure» a Roma, testimoniata da Charles Dickens, Marie-Henri Beyle (Stendhal) e dagli altri scrittori e viaggitori stranieri che, passando per la città eterna nei secoli scorsi, lasciarono testimonianze d'entusiastico apprezzamento per le rappresentazioni degli attori in miniatura animati dalle sapienti mani dei burattinai.

Gli spettacoli di marionette rappresentano favole, fiabe e racconti per ragazzi. Quelli di favole sono brevi con protagonisti animali che agiscono come persone con lo scopo d'insegnare una morale. Le fiabe invece, come nella letteratura delle opere per bimbi, anche negli spettacoli di teatro di marionette sono rappresentate con tempi un pò più lunghi e con elementi coreografici magici e fantastici, che spesso trattano temi come il bene contro il male e il superamento di prove. Ambedue i tipi prevalentemente rivolti ai bambini. I racconti sono invece storie avvincenti per bimbi più grandicelli ossia ragazzi di non oltre 13 anni.

Un tempo con la stessa modalità venivano rappresentati testi sacri e classici, commedia dell'arte e melodramma, spettacoli a Roma molto graditi dagli adulti, in particolar modo da nobili e prelati.

Inoltre, le marionette per la loro forte carica emotiva basata sull'ironia romanesca, l'immediatezza e il dialogo con il pubblico, hanno anche rappresentato un divertimento popolare all'aperto. Ancora c'è un antico piccolo teatrino di strada al Gianicolo.
La prima sede concessa a Ennio e Maria Accettella fu la sfarzosa sala del dopolavoro della Corte dei Conti in via Pastrengo nel quartiere sallustiano, dove rimasero fino al 1962, coadiuvati da un loro parente medico e musicista che contribuì a indirizzare il repertorio degli spettacoli con l'ausilio della musica classica. In questa sede per la prima volta utilizzarono l'«edificio»: ponte che attraversa tutto il palcoscenico per tutta la larghezza, e il «bilancino»: a forma di croce snodabile, in legno, da cui partivano i fili che "animavano" la marionetta in genere sette (due alla testa, due alle gambe, due ai polsi e uno dietro sul dorso).

Gli Accettella con il loro modello d'arte erano ormai entrati nel mondo del teatro, con straordinario, stravagante, originale e gradito modo. Frequentarono per confronto e crescita altri marionettisti e crearono una vera e propria "compagnia" che solo in seguito assumerà un carattere professionale, superando definitivamente lo spirito e le limitate dimensioni di "grande famiglia". 
Nel 1959 mentre il lavoro procedeva a ritmi frenetici, durante uno spettacolo morì Ennio Accettella. La crisi sembrò irreversibile, anche perchè, poco dopo, la Corte dei Conti, che ospitava gli spettacoli, annunciò il trasferimento nel quartiere delle Vittorie all'incrocio tra viale Mazzini e via Antonio Baiamonti, purtroppo non venne rinnovato l'accordo con la vedova Accettella. E così Maria iniziò l'affannosa ricerca d'un'altro spazio insieme ai figli Icaro, Bruno e Anna Maria, ormai cresciuti e in grado d'aiutare la mamma nella gestione dell'attività. Dopo alcune sistemazioni precarie, finalmente la famiglia ottenne un'ex sala parrocchiale facente parte del complesso monumentale della
"Basilica di Santa Maria sopra Minerva" vicino al Pantheon, gestita dai padri Domenicani. Il genuino teatrino per bambini e ragazzi rimase lì nel cuore del rione Pigna per quasi vent'anni, iniziando quel percorso artistico che li porterà a un costante rinnovamento del concetto stesso di «marionetta».
Quando i Domenicani chiesero la resituzione dello spazio concesso, gli Accettella inizialmente provarono ad opporsi, ma poco dopo al locale venne tolta l'agibilità e quindi non rimase loro che cercare una nuova sede.

Casualmente capitarono in un edificio prefabbricato alle porte del quartiere della Garbatella, gestito a mo' di sala da spettacolo da Giulia Romoli un'attrice in declino il cui nome d'arte era «Mangiovino». Due anni d'affitto e poi l'acquisto. La famiglia Accettella trasformò il locale in uno stabile con destinazione ad uso teatro, con annesse tre zone in muratura e una sala all’italiana con una platea capiente di duecentoquaranta posti dove dalla seconda metà degli anni Ottanta propongono al pubblico dei piccoli (con coinvolgente entusiasmo anche per i genitori, amici e parenti) i loro straordinari spettacoli di burattini, pupazzi e ombre, realizzando bellissime coreografie in relazione al tema dei contenuti proposti, esaltando le varie tecniche del «teatro di figura». Dopo poco tempo il Teatro Mangiovino è stato dichiarato «Centro di promozione, produzione e ricerca, a livello nazionale».

Lo spazio propone anche spettacoli di compagnie nazionali e internazionali operanti nell'arte del "teatro di figura per l'infanzia".
La collezione conserva dentro il locale oltre cinquecento personaggi che in parte vengono allestiti in mostra, senza voler essere un vero e proprio museo, in quanto i pezzi sono appesi uno in fila all'altro all'interno dei magazzini, e in parte esposti nel foyer, o all'interno della platea a tappezzare le pareti. Nonostante la disposizione "confusa" questa raccolta in mostra è importante perchè testimonia la storia e il percorso artistico della famiglia Accettella, dal momento che i personaggi conservati sono gli "attori" dei loro spettacoli. Dalle prime marionette tradizionali diciamo
"grottescamente tendenti al reale" quando le teste di legno erano raffinate sculture e gli abiti preziose creature di sartoria, si passa ai successivi personaggi realizzati negli anni Settanta dall'intagliatore artista Ferdinando Codognotto tra i quali spiccano le grandi ed espressive marionette realizzate per la rappresentazione de «Il gatto con gli stivali». Per arrivare alle simboliche macchine animate in legno tipo "un drago che diventa principessa" oppure "un sole che si trasforma in uccello".

Visti così, uno a fianco all'altro, questi maghi, gnomi, topolini, ranocchie, elefanti, tigri, principesse, apprezzabili per il rigore stilistico, la pregiata fattura, la simpatia delle loro espressioni, non danno le stesse sensazioni di quando "sono o sono stati all'opera". Per assistere alla metamorfosi animata e comprendere la loro potente forza dissacratoria, non c'è altro modo che ammirarli nel loro ambiente naturale: la magica e sconfinata atmosfera del palcoscenico. 
Il
«Teatro delle marionette degli Accettella» in  è ideale per bambini. Ma anche divertente e interessante per più grandicelli e ragazzi. Presenta rassegne teatrali che prevedendo spettacoli pomeridiani di domenica per i bambini, serali per i ragazzi e matinée nei giorni feriali per le scuole. L'indirizzo è via Giovanni Genocchi 15. Ecco il calendario in corso.