LA "TORRE  D É CONTI " SOPRA IL TEMPIO DELLA PACE di Claudio Di Giampasquale

Alle ore 11:20 di lunedi 3 novembre 2025, durante lo svolgimento di nuovi lavori di restauro, la «Torre dé Conti » è parzialmente crollata provocando tra gli operai al lavoro nel cantiere un morto e tre feriti. A venir giù è stato il contrafforte centrale del lato verso sud che ha provocato il collasso di parte del sottostante basamento a scarpa. Un secondo crollo ha interessato parte del vano scala e del solaio di copertura. La Torre che per anni aveva ospitato uffici amministrativi pubblici, era chiusa dal 2007 e per il suo recupero è stato stanziato uno dei finanziamenti più consistenti del Pnrr “Caput Mundi”: sei milioni e novecentomila euro.

Il racconto della torre dé conti, vedetta dei fori imperiali

I fori imperiali e tutti i gli splendidi antichi edifici contenuti, vennero tristemente depredati nel corso dei secoli. Persino tutto il travertino che rivestiva la Torre dé Conti sparì non si sà dove lasciando l'intero pinnacolo sguarnito. Lo scempio più emblematico si ebbe nel Rinascimento quando papa Giulio II decise di sfruttare tutta la zona come cava di materiali da riutilizzare, fortunatamente con buone intenzioni e per un costruttivo progetto di rinnovamento edilizio e artistico della città: basti pensare che il pontefice Giuliano della Rovere fu patrono di artisti geniali come Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio, nonché  iniziatore dell'opera della Basilica di San Pietro, fondatore dei Musei Vaticani e istitutore della Guardia Svizzera pontificia.

Qui di seguito, nella prima foto a sinistra, un antico disegno mostra la zona dove nell'epoca medievale sorgeva la Torre dé Conti, il largo attiguo ai Fori Imperiali era molto più piccolo, circondato da case popolari. Lo slargo si chiamava "piazza delle Carrette" (spazio che oggi corrisponde più o meno a largo Corrado Ricci l'archeologo che diresse i lavori di scavo dei Fori Imperiali) Nelle seconda e terza foto qui di seguito ecco com’era l'area ove sorgeva la Torre (piazza delle Carrette) prima del 1933, con il "palazzo Nicolini Severi" a fianco, che venne abbattuto nell'ambito delle demolizioni per la realizzaziodi della "via dell'Impero" (oggi via dei Fori Imperiali) come s'evince dietro il pinnacolo nella quarta foto a destra. La Torre dé Conti ha resistito nel tempo a non poche traversie, saccheggi e calamità naturali, svettando per secoli sulla suburra (oggi rione Monti) e sulle vestigia degli antichi fori.

le origini della torre dé conti, la vedetta sui fori imperiali

Il torrione fu edificato a ridosso dei fori nel nono secolo per volere di "Pietro dé Conti d'Anagni" in un'area sovrastante le esedre dell'antico "Templum Pacis". La nobile famiglia "Conti d'Anagni" era una ramo della casata "Conti di Segni" un gruppo aristocratico romano anche legata ai "Conti di Tuscolo". Questa blasonata e potente stirpe, successivamente alla costruzione del proprio fortilizio nel cuore della grande urbe, negli anni a venire darà i natali a numerosi pontefici tutti originari di Anagni, antico borgo del basso Lazio, prima dei romani chiamato "Anagnia" abitato dall'antico popolo degli Ernici. Dopo la conquista nel 307 a.C. la città divenne prefettura e successivamente municipio romano. Anagni ancora oggi è conosciuta come la "Città dei Papi".

Alla metà del nono secolo, quando fu edificata la struttura turrita dé Conti, le rovine del grande "Templum Pacis" erano ben visibili e come tutte quelle dei fori erano considerate antiche testimonianze d'un mondo scomparso. Non poche persone nel corso dei secoli pensarono di riadattare i preziosi materiali edili presenti nell'enorme area compresa tra il Campidoglio e il Quirinale, la collina della Velia e il Foro Romano, lasciati lì dagli antichi romani dopo la caduta dell'impero, a nuovi usi edili pubblici e per la fabbricazione di edifici privati. La costruzione delle dimore nobili su preesistenze antiche andò di pari passo con la storia della società romana di fine primo millennio sino ai primi tre secoli del successivo. Non disdegnarono al saccheggio neanche i nobili "Conti" per costruire il loro fortilizio abitativo, in particolar modo per il rivestimento della torre di guardia.

Roma aveva subito una progressiva contrazione del numero degli abitanti e quest'ultimi s'erano concentrati in prevalenza entro l’ansa del Tevere e in prossimità della riva sinistra del fiume, fino all’area del foro. Come detto, i Conti erano un'influente famiglia aristocratica, il complesso residenziale che Pietro fece costruire, con la sua torre, rappresentò il primo fortilizio baronale in una Roma che all'epoca riversava in condizioni di totale instabilità ove erano all'ordine del giorno scontri tra famiglie nobili.

Le principali potenze politiche erano il Papato, la famiglia dei Carolingi che rivendicava il titolo imperiale, e i potentati locali che lottavano per il controllo del territorio e del potere, portando la città a una situazione d'instabilità e frammentazione "senza una chiara ragion di stato né metodo di sistema". Nella primavera dell'anno in cui la "Torre dé Conti" fu eretta a dominio del fortilizio abitativo il pontefice Benedetto III morì e solo sette giorni dopo il conclave decretò l'elezione di papa Niccolò I.

La residenza romana della famiglia Conti fu completata pochi mesi dopo a ridosso del poderoso muraglione di blocchi quadrati di tufo peperino fatto costruire dal primo imperatore Augusto per dividere la malfamata zona della Subura dal suo Foro. Gli elementi connessi all'originaria edificazione della proprietà dé Conti sopra le esedre del portico e a ridosso delle strutture del "Templum Pacis" (il torrione, il recinto, la scarpa a fasce bicrome, gli edifici intorno, e parte del complesso familiare comprendente l'orto e la stalla) saranno in parte trasformati dopo circa otto secoli, nel 1606, con i lavori di sistemazione dell’isolato ad opera dell’architetto aretino Carlo Francesco Lambardi.

Nel 1203 furono effettuati lavori di ampliamento del primitivo fortilizio per volere del centosettantaseiesimo pontefice Innocenzo III (nato Lotario dei Conti di Segni) a beneficio del patrimonio della sua famiglia. Innocenzio volle alzare non poco il torrione facendogli raggiungere una notevole altezza (circa sessanta metri) per la quale divenne noto a Roma come "Torre Maggiore". Il colosso serviva non solo per rappresentare il potere ecclesiastico, tutelando le processioni del pontefice da San Pietro alla Basilica di San Giovanni in Laterano, ma anche per dimostrare la potenza della famiglia del papa attraverso l'architettura. In tal senso, costituiva  una sorta di “fortezza urbana”, che non solo proteggeva, ma segnava anche il dominio dei Conti di Anagni su Roma. Secondo Giorgio Vasari, il progetto della rivisitazione della torre sarebbe opera dello scultore e architetto Marchionne Aretino, quest'attribuzione, sebbene non confermata da documenti, conferisce al monumento un ulteriore valore artistico. I lavori d'ampliamento terminatono nel 1216 quando Innocenzio III morì e salì sul soglio di San Pietro il "papa romano" Onorio III.

il terremotI CHE FIACCARONO L'IMPONENZA DELLA tORRE

Martedi 9 settembre del 1349 ci fu nello Stato Pontificio e nel Regno delle due Sicilie un violento terremoto che ebbe il suo epicentro sull’Appennino abruzzese. Non è possibile risalire al numero dei morti, ma di sicuro furono migliaia. Le scosse, che si susseguirono a breve distanza di tempo, colpirono un’area vastissima. Francesco Petrarca scrisse: «Roma è stata scossa da un insolito tremore, tanto gravemente che dalla sua fondazione, che risale a oltre duemila anni fa, non è mai accaduto nulla di simile. Quella torre, unica al mondo che era detta dé ContI, è stata squarciata da grandi fenditure s'è spezzata ed ora guarda in giù mutilata il proprio capo, onore della superba cima sparsa al suolo; caddero gli antichi edifici trascurati dai cittadini e ammirati dai pellegrini, inoltre, benché non manchino le prove dell’ira celeste, buona parte di molte chiese e anzitutto di quella dedicata all’apostolo Paolo è caduta a terra come la sommità di quella Lateranense che è stata abbattuta; tutto ciò rattrista con gelido orrore, in contrasto con l’ardore del giubileo che ha da presto venire». 

Su "La Cronica" un'opera amanuense redatta in undici libri, Matteo e Filippo Villani scrissero dello stato della Città Eterna successivamente alle violente scosse telluriche: «Feciono cadere parte della nobile Torre dé Conti, della Torre delle Milizie, e il campanile della chiesa grande di San Paolo, lasciando in molte parti di Roma memoria di tragiche rovine». Collassarono anche le arcate esterne nel settore meridionale del Colosseo. E poi vennero altri due sismi, nel 1630 e del 1644. La Torre dé Conti già gravemente deturpata, divenne inagibile dal punto di vista abitativo. 

Il degrado nei secoli diciottesimo e diciannovesimo

Nel corso del Settecento la torre perse il suo ruolo strategico di fortificazione e difesa, era una struttura già secolare e in condizioni disastrose, utilizzata prevalentemente come deposito di fieno e legname, nonostante i non facili tentativi di restauro del tardo Seicento. L'antico edificio aveva già perso da oltre tre secoli gran parte della sua altezza originaria e l'imponenza era notevolmente ridotta. Inoltre la sua posizione era isolata rispetto al resto della città, come lo era quella degli antichi fori imperiali, in totale stato d'abbandono, in un contesto urbano che stava cambiando rapidamente.

A fine Ottocento gli sventramenti per costruire via Cavour privarono la torre del suo tessuto urbano d'origine modificandone il contesto. Nacque così lo slargo denominato "piazza delle Carrette" (l'odierno largo Corrado Ricci) durante questi lavori fu trovato un frammento di fregio marmoreo, suggerendo che la piazza avesse un'origine antica. 

Via Cavour fu realizzata a fin Ottocento per collegare la Stazione Termini ai Fori imperiali. Lunga oltre un chilometro e trecento metri fu un progetto urbanistico della fu decisa dal Consiglio Comunale della nuova capitale del Regno in seguito all'approvazione del Piano regolatore del 1882. il Rione Monti subì uno sventramento che ne alterò in gran parte l'assetto urbanistico. Gli edifici costruiti lungo la nuova strada furono diversi da quelli che sorgevano nell'area, non più le case basse che caratterizzano il Rione Monti, ma palazzi di circa sei piani, realizzati nel tipico stile eclettico di fine Ottocento.

Vennero demolite non pochi edifici, chiese, strade e vicoli, i lavori comportarono l'abbattimento d'una vasta area del rione Monti, allora una zona popolare e densamente abitata. Passeranno circa tre decenni ed anche per la realizzazione della "via dell'Impero" la stessa sorte subirà l'attiguo quartiere popolare medievale "Alessandrino" anch'esso un complesso popolare di bassi palazzetti, di stradine, vicoli e piazzette, monasteri e chiese che sorgevano tra il Campidoglio e il Foro Romano.

la Torre dé conti nel Novecento

Lo slargo sotto la torre in corrispondezza dello sbocco della nuova via Cavour con i fori imperiali, si salvò dalle demolizioni. Come detto, fino all'inizio del secolo scorso si chiamava "piazza delle Carrette"perché qui costruiti carri e calessi. Inoltre venivano parcheggiati quelli che provenivano dai Castelli Romani per vendere le loro merci nel vicino mercato. E questa fu la ragione per cui sorsero numerose locande e alberghi. Questa piazza cambierà nome e diventerà "Largo Corrado Ricci storico dell'arte nato a Ravenna nel 1858 e morto a Roma nel 1934, che fu a capo della direzione generale delle" Antichità e Belle Arti" e sotto la sua guida furono eseguiti gli scavi dei Fori Imperiali, ebbe la nomina di senatore del Regno. Avviò anche i lavori di scavo del Foro di Traiano e dell'emiciclo dei Mercati Traianei, fu inoltre l'ideatore dei giardini sistemati all'inizio e lungo la via dei fori imperiali.

L'apertura di via Cavour e quella di via dell'Impero in epoca fascista diedero gradualmente un nuovo impulto alla torre. Nel 1937 venne restaurata e fu donata da Benito Mussolini alla "Federazione nazionale Arditi d'Italia", che vi rimase fino al 1943. Nel 1938 il salone del tempio della Pace, sulle cui mura perimetrali si sorregge la torre, fu adibito a mausoleo del generale degli Arditi e presidente della federazione, Alessandro Parisi, morto quell'anno in un incidente stradale. Le spoglie del comandabte sono tuttora conservate nella sala, in un sarcofago di epoca romana.

Dopo la nascita della Repubblica Italiana, la torre ha ospitato degli uffici pubblici, fino al 2006, anno in cui fu sgomberata e lasciata in stato d'abbandono. Per quasi venti anni, inutilizzato e fatiscente all'interno ed all'esterno con gravi problemi di coesione causati dalle piante infestanti, nel 2022 con il sessantanovesimo sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, la Sovrintendenza capitolina ai beni culturali ha avviato un intervento di restauro e riallestimento delllo storico edificio, con l'obiettivo di farlo diventare un museo e centro servizi dedicato all'area dei Fori Imperiali. Il resto è storia recente, purtroppo offuscata dai drammatici fatti del 3 novembre 2025, citati in apertura di questo pezzo