LE ALTANE DELLA CITTÀ ETERNA di Claudio Di Giampasquale


Le altane dall’aggettivo antico «altano: alto», sono logge poste nella parte più elevata dell'edificio, oltre il tetto del corpo principale. A differenza di terrazze e balconi, non sporgono, ma si elevano rispetto alla struttura. L'accezione più comune è quella di "belvedere" in un limitato ed elegante ambiente coperto a guisa di torretta. A Roma se ne hanno straordinari e bellissimi esempi come quelle su Palazzo Niccolini ora Ferraioli, sui palazzi Chini, Bonaparte e Altemps, su Palazzo Pamphilj, quelle sopra i tetti del quartiere Coppedè e tantissimi altri. Le altane romane contribuiscono non poco insieme alle tante cupole, cupolette, tetti caratteristici e famosi monumenti, ad offrire la sostanza di quel meraviglioso ed emozionante panorama della città eterna visto dall'alto dei sette colli, famoso e amato in tutto il mondo.

Le altane di certi palazzi romani furono concepite per offrire ai nobili e ai loro ospiti l'opportinità di astrarsi da problemi assillanti, allontanarsi da una situazione chiusa e in certi casi pesante. Un'alternativa panoramica senza nulla intorno dove respirare a cielo aperto, e perchè no, ritrovare una migliore connessione tra corpo e spirito.

Per i romani di oggi e per i turisti, queste originali strutture sono, tra i tanti elementi artistici e architettonici, un prezioso ingrediente della «lasagna d'epoche » che rappresenta l'inestimabile scenario di Roma. Anche passeggiare col naso all’insù per le vie della Capitale (facendo molta attenzione al traffico e a molto altro...) è possibile stupirsi nello scorgere questi vezzi architettonici spesso difficili da individuare. Eccone tre  delle tante che svettano sui tetti di Roma:

Passeggiando in piazza Venezia dando le spalle al Vittoriano guardando verso il Corso, ecco spuntare, aereo, il nome di Bonaparte. È l’altana chiara del seicentesco palazzo edificato su progetto dell'architetto Giovanni Antonio De Rossi per conto dei marchesi Giuseppe e Benedetto d'Aste. Il palazzo fu comprato nella seconda metà del diciottesimo secolo dal marchese Folco Rinuccini. Nei primi anni del diciannovesimo secolo la proprietà fu acquistata, al prezzo di ventisettemila piastre d'oro[da Maria Letizia Ramolino mamma di Napoleone Bonaparte. "Madame Mère" era solita accomodarsi nella loggia sul tetto del palazzo per trascorrere le giornate e svolgere le sue attività ammirando, in compagnia della corte, il suggestivo panorama della città del Papa. Lì la donna era oggetto di continui complimenti per i successi del figlio a cui era solita rispondere: «...pourvu que ça dure».

Gli eredi Bonaparte principi di Canino e Musignano, lo cedettero nel 1905 ai marchesi Misciatelli, mentre a partire dal 1972 passò alla compagnia assicuratrice INA Assitalia poi acquisita da Assicurazioni Generali. A partire dal secondo decennio del ventunesimo secolo, attraverso il programma Valore e Cultura in seguito ad un intervento di restauro e riqualificazione nel nobile palazzo si stabilisce Arthemisia che lo ha destinato a sede museale. Ma la scritta in lettere d’oro sull’altana, quel magniloquente Bonaparte, è restata..

Girovagando per il rione Colonna, imboccando Piazza di Pietra verso il Pantheon, uno slargo pedonale gioiello con le sue luci soffuse la notte e la luce di Roma di giorno, ci sorprenderanno a sinistra le undici alte colonne dell’antico «Hadrianeum» grande tempio dedicato all'imperatore Adriano; magari dopo essersi abbeverati al «nasone» (tipica fontanella pubblica romana) lì allegramente zampillante a mo’ di sentinella della piazza, guardando in sù, sarà possibile scorgere un’altra magnifica altana svettare sul tetto di un bel palazzo. È il biglietto da visita della casata Ferrini costruita sul tetto del loro palazzo progettato da Onorio Longhi all’inizio del diciassettesimo secolo. La scritta sulla loggia recita solenne, appunto, la denominazione «Ferrina».

Sul portone d'ingresso si legge invece l’iscrizione «Ioseph-Cini: conte Giuseppe Cini», che possedé l'immobile nel diciannovesimo secolo. Oggi il palazzo è sede di prestigiosi studi professionalie e case di ricchi inquilini.

Nel cuore del rione Ponte che prende il nome dal ponte Sant’Angelo di fronte al Castello (l'antico ponte Elio) a poca distanza da piazza Navona è possibile imboccare piazza Sant' Apollinare ove sorge imponente il Palazzo Altemps fatto edificare nel quindicesimo secolo dal nipote del papa Sisto V un certo Girolamo appartenete al casato dei Riario. Fu progettato da Giuliano degli Ambrosi detto Melozzo da Forlì, uno tra i grandi architetti e pittori del rinascimento. Alzando gli occhi è possibile scorgere sul tetto del nobile palazzo la sua splendida altana caratterizzata da uno stambecco rampante, simbolo araldico della famiglia Altemps. Fu progettata nel sedicesimo secolo dall'architetto Martino Longhi il Vecchio e completata dal figlio Onorio.

Palazzo Altemps fu acquisito nel 1982 dal Ministero dei Beni Culturali, oggi è una delle quattro sedi del Museo nazionale romano.

Ammirare il panorama della città eterna dall'alto di certi posti è una delle visioni più impressionanti, perchè i tetti di Roma offrono una multiforme visione di meraviglie artistiche che si coniugano in un'unico scenario d'inconmensurabile bellezza.

Il trionfo delle altane romane è anche sui lungotevere. Occhieggiano eleganti e superbe dai ponti e tra i rami dei platani. Neoclassica e bicolore quella di palazzo Blumensthil in via Vittoria Colonna all’altezza di Ponte Cavour. Enorme e sinuosa con le arcate chiuse quella in piazzale delle Belle Arti sul palazzo che ospita anche l’Ordine dei Commercialisti. E via, verso il Foro Italico nei condomini borghesi di piazza Antonio Sarti.

Dall’altana fu intrigato anche l’immaginifico eclettismo di Gino Coppedè l’architetto che realizzò e diede il proprio nome al meraviglioso complesso di edifici tra via Serchio, via Reno, via Clitunno e via Adige fino a piazza Trasimeno, sbizzarrendosi in particolare sul tetto di Palazzo degli Ambasciatori con un’altana popolata da bizzarri e misteriosi personaggi. Molte altre altane regala la vista dei tetti della capitale: dal Palazzo Lateranense all’Altemps Riario, da quello Mattei di Giove al Falconieri. Fino ai villini Maccari in via Sallustiana, e a quelli Robertini e Roy entrambi in via Crescenzio. E molte altre meno visibili d'emblée.