"LELLA": STUPENDO E DRAMMATICO CAPOLAVORO di Claudio Di Giampasquale

Era il 1969 quando i venticinquenni Edoardo De Angelis e Stelio Gicca Palli scrissero "Lella" una canzone che farà la storia. Ma non solo, un pezzo che avrà nel corso di oltre mezzo secolo, congiuntamente all'evoluzione della società, una mutazione di considerazione e di valore. Grandi amici e compagni di classe nel liceoTorquato Tasso in via Sicilia, Edo e Stelio la scrissero in dialetto romanesco proprio nel periodo storico che gettò le basi di grandi cambiamenti sociali. Un'epoca in cui deflagrò anche l'ondata femminista che si sviluppò per tutto quel decennio e si protrasse negli anni Settanta. La considerazione della donna in Italia iniziò così a trasformarsi radicalmente ed avvenne l'inizio d'un processo d'emancipazione che portò progressivamente a un maggior riconoscimento dei diritti e del ruolo della donna nella società, con la promulgazione di leggi fondamentali. 

"Lella" racconta d'un ipotetico delitto vicino alla riva del mare: «...alla fiumara 'ndó ce stà er baretto» un omicidio che oggi ha un nome preciso: femminicidio. Paradossalmente, un aspetto interessante è che ai tempi della sua uscita, la canzone non ebbe problemi con la censura, a differenza di altri brani che trattavano temi ritenuti "scomodi" e che oggi sono all'ordine del giorno.

All'epoca per gli omicidi non c'era distinzione di gravità e quindi non era stigmatizzata dai mezzi d'informazione la morte di tante donne per mano degli uomini. In questo caso, in totale buona fede, Edoardo e Stelio la composero al tramonto di un'epoca in cui era ancora tristemente in vigore il “delitto d’onore“,  inteso come dignità morale della persona, che fino all'affermazione dei diritti della donna, costituiva un attenuante per alcuni tipi d'omicidio.

Il video qui di seguito è stato girato nel 2012 ed è un'eccezionale versione live dell'autore, insieme agli artisti Neri Marcorè e Claudio Baglioni ed altri musicisti, sul palco di Piazza Duomo di Spilimbergo nel Friuli Venezia Giulia in occasione del Folkfest di quell'anno. Sette anni dopo De Angelis deciderà di non cantare più "Lella" e questa scelta avverrà in segno di rispetto nei confronti delle donne e per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla violenza di genere.

"Lella" è una ballata romana che narra la storia d'un uomo che confessa a un amico di aver ucciso la sua amante: «...quella ricca, la moje dé Proietti er cravattaro» (che a Roma non è un venditore di cravatte bensì uno che presta il denaro "a strozzo" ossia con interessi altissimi). Il testo, considerato "pasoliniano" per la sua crudezza, descrive appunto un cruento atto di femminicidio (ipotetico) avvenuto quando la bella Lella decide di porre fine alla relazione e lasciare l'amante. Quindi, questa ballata tratta la storia d'una relazione clandestina e del bisogno liberatorio di rivelare l’omicidio d'una donna che semplicemente ha avuto la "colpa" di voler interrompere un rapporto divenuto per lei indifferente. Nel tragico paradigma del femminicidio sono declinati molti degli elementi presenti in questa ballata romanesca. La passione, gli incontri d’amore rubato, il desiderio che viene meno a causa della noia unito all’incapacità d'un uomo abbandonato d'accettare un rifiuto. In questa ballata, inoltre, emerge uno scellerato e cinico senso di colpa e il prepotente bisogno di condividere con un fidato amico (ipotetico) un doloroso segreto custodito per quattro anni e che pesa come un macigno: «...e te lo vojo dì che sò stato io. Sò quattr'anni che me tengo stò segreto. E te lo vojo dì, ma nun lo fà sapè. Nun lo dì a nessuno, tiettelo pé te...».