Pianella d'Oltretevere di Claudio Di Giampasquale
Prima metà dell’800, una donna stende i panni, lavati al Tevere, su un filo legato tra gli alberi, in una zona paludosa sulla sponda destra del fiume adibita prevalentemente a pascoli o coltivazioni. Siamo nei prati che fungevano da area-cuscinetto delle acque che ad ogni inondazione si espandevano per uno spazio così vasto da esaurirvi il proprio impeto, ciò era la salvezza del confinante Borgo.

Il Rione Prati è l'unico dei 22 Rioni di Roma a sorgere al di fuori della cinta muraria. La zona, fino all'Unità d'Italia, non era mai stata urbanizzata: nell'Antica Roma sappiamo che faceva parte della proprietà di Domizia, moglie di Domiziano (erano infatti detti Horti Domitii), e più tardi presero il nome di Prata Neronis. Dal Medioevo in poi, si susseguirono molti nomi per questa zona: Prata Sancti Petri, Pianella di Prati, Prati di Castello o Pianella d'Oltretevere, tutti nomi che ci lasciano intendere come la zona fosse adibita prevalentemente a pascoli o coltivazioni.
PONTE SANT'ANGELO
Ponte Sant'Angelo, la sua prima denominazione fu “Ponte Elio”, dall’imperatore Publio Elio Adriano che lo fece costruire tra il 130 ed il 135 d.C. dall’architetto Demetriano
PRATI DI CASTELLO
C’erano una volta a Roma tanti prati al di là del Tevere detti “Prati di Castello” con fiori ed osterie dove la gente andava a divertirsi passando il fiume in barca. finché venne un “brutto” giorno in cui i prati si ricoprirono di case….e così nacque il rione Prati.
COSTRUZIONE DEL PALAZZACCIO
Successivamente alla costruzione del "Palazzaccio", fu celebre la definizione di Venturi: “Una massa di travertino in preda al tetano”. Perché è mastodontico (170 per 155 metri), iper-decorato, ma allora, posa della prima pietra nel 1889, con problemi di stabilità in quanto posto su un terreno argilloso sulla riva del Tevere.
PERCHÉ PONTE SANT'ANGELO?
Perchè Ponte Sant'Angelo? Si narra che nel 590 d.C. mentre papa Gregorio Magno attraversava il ponte durante una processione penitenziale, ebbe la visione dell’arcangelo Michele che, sulla sommità della Mole Adriana, riponeva nel fodero la spada a significare la fine della pestilenza che affliggeva Roma.