LA CANONICA A VICOLO DEL PIEDE di Claudio Di Giampasquale

Nel cuore di Trastevere, nei pressi di piazza Sant'Egidio, c'è una stradina curvilinea che collega via della Paglia a via della Pelliccia, è vicolo del Piede. Nel primo tratto, quello verso la basilica di Santa Maria in Trastevere, al civico 13a, dal 1959 c'è «La Canonica» un ristorante situato all'interno di una chiesetta sconsacrata. Nacque come trattoria con i tavolini fuori, perché gli abitanti del vicolo e del rione normalmente amavano mangiare all'aperto. La qualità della cucina e i deliziosi profumi che aleggiavano nell'aria, determinarono sin da subito un forte richiamo verso quel vicolo.

L'antica chiesa che da diversi decenni ospita l'allora trattoria ed ora ristorante «La Canonica» fu costruita agli inizi del secolo diciassettesimo per la «Confraternita delle Anime del Purgatorio» e poco più di settant'anni dopo passò all’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di S.Maria in Trastevere ed assunse il nome di Santa Maria della Clemenza perché qui venne posta una copia dell’icona bizantina appunto denominata così (questa icona oggi è situata nella Cappella Altemps della basilica di S.Maria in Trastevere). Nel 1705 papa Clemente XI la fece ristrutturare e dopo un periodo di chiusura forzata successivo al 1870, i locali furono restaurati ed ampliati e nuovamente riaperti al culto nel 1888. Tuttavia dopo la Prima Guerra Mondiale, quando l’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento si estinse, l’oratorio cadde in disuso e, sconsacrato, fu adibito ad usi civili. Prima venne usato da un commerciante di legnami, poi da un fabbro e successivamente fu completamente chiuso e abbandonato. Nella seconda metà del secolo scorso, la chiesetta venne acquistata da un facoltoso antiquario trasteverino anche poeta e cantore romanesco che la trasformò in una trattoria proprio per sublimare la sua passione artistico canora, al fine di allietare gli avventori non solo con la buona cucina romana ma anche con le proprie gradite esibizioni.

L'antico luogo di culto oggi divenuto ristorante di prelibata cucina romana, gestito dal signor Enzo, conserva alcune originali  preziose testimonianze di antica memoria, tra cui l'acquasantiera di marmo ancora incastonata come una volta nella nicchia del muro, e poi la bellissima porta della sacrestia. La scala di ferro battuto porta su verso la volta parzialmente affrescata con l'immagine della Madonna che tiene i mano dei fiori.