UMBERTO D. IL DRAMMA D'UN UOMO IN PENSIONE film di Vittorio De Sica
"Umberto D." è uno dei film inclusi nella lista "Cento film italiani da salvare", che ha lo scopo di preservare le opere che hanno segnato la memoria collettiva del paese tra il 1942 e il 1978. È un omaggio del regista a suo padre, Umberto De Sica, con cui aveva un rapporto molto intenso. La storia è ambientato a Roma e mostra diversi suggestivi luoghi della città eterna negli anni del dopoguerra, come ad esempio: piazza del Popolo dove Umberto (interpretato dall'allora settantenne glottologo, linguista Carlo Battisti, per l'occasione prestato al cinema) cerca di vendere il suo orologio. Compaiono poi piazza della Rotonda e piazza della Minerva dove Umberto chiede l'elemosina nella prima e va a chiedere un prestito nella seconda. In Palazzo Chigi Odescalchi, Umberto nel partecipare a una manifestazione per la tutela dei diritti dei pensionati. Appare il Canile di Porta Portese nel quale Umberto ritrova il suo amato cagnolino. Ed appaiono tante altre vie e piazze della Roma dell'epoca, una città più "a misura d'uomo", che sicuramente molti romani d'una certa età ed anche più giovani riconosceranno con malinconia.
Vittorio De Sica aveva compiuto cinquantun'anni quando girò questo film, su sceneggiatura del quasi coetaneo Cesare Zavattini. Quest'opera rappresenta l’apice della loro collaborazione. Diciassette anni addietro ci fu il loro primo incontro professionale in occasione della realizzazione del film "Darò un milione" nel quale il trentaquattrenne De Sica recitò magistralmente la parte del protagonista. Da lì, per un trentennio la coppia diede vita ad una serie di opere che hanno fatto la storia del cinema neorealista italiano. Cesare disse di Vittorio: «Noi due siamo come il cappuccino, che non si sa il latte qual è, e qual è il caffè, ma c'è il cappuccino. Questo significa che c'è stata una specie di vocazione a unirci, ci siamo uniti su una base reale, umana; e quando dico umana voglio dire certi valori espressivi che ci hanno trovato d'accordo subito in partenza, e vorrei dire, la semplicità, la chiarezza». "Umberto D." fu considerato dallo stesso De Sica come il suo miglior lavoro realizzato. È la storia d'un pensionato, un ex funzionario ministeriale che, a causa d'una pensione troppo esigua, si ritrova ad affrontare la povertà, la solitudine e la minaccia dello sfratto, trovando conforto solo nel suo fedele cane Flike. Umberto è un anziano uomo di cultura e decoro che non riesce più a mantenere il suo stile di vita, vive col suo cagnolino e una domestica, ma la sua condizione di miseria lo porta ad essere costantemente in ritardo con tutti gli impegni economici. La sua figura simboleggia in modo ampio il dramma della solitudine e della povertà della vecchiaia nell'Italia del dopoguerra, e per certi versi (non pochi) anche dell'Italia di oggi.
«Umberto D.» venne presentato al Festival di Cannes 1952, e ricevette una candidatura all'Oscar al miglior soggetto. Nonostante sia considerata da buona parte della critica uno dei capolavori del neorealismo italiano, questa pellicola non fu molto apprezzata dal pubblico nelle sale cinematografiche dell'epoca. Incontrò critiche e ostacoli perché, come con il precedente capolavoro, sempre di De Sica, "Ladri di biciclette", alcuni politici e critici lamentarono il fatto che vi veniva mostrata la realtà del tempo con troppo drammatico realismo. Ma Roma come tante altre città italiane, a quei tempi era davvero così come appare in questo film e l'immenso Vittorio seppe rappresentarla effettivamente senza fronzoli nella sua crudezza. Il dramma si consuma attraverso una narrazione lineare, che segue e scompone le azioni elementari. Lo sguardo giunge a una soglia di percezione della realtà oltre la quale pare impossibile spingersi. «Umberto D.» segna il punto limite nella sperimentazione d'un tipo di film costruito sul principio della sottrazione e della negazione delle possibilità narrative spettacolari.



