LA ROMA DEL CARAVAGGIO di Claudio Di Giampasquale

Le vie del centro dell'urbe, in particolare il rione Campo Marzio, ma non solo, furono il palcoscenico dell'avventurosa vita romana di Michelangelo Merisi, tra botteghe, osterie e i palazzi dei suoi committenti. Girovagare oggi per le strade di Roma alla scoperta dei suoi capolavori è una delle esperienze più affascinanti per chi ama l'arte. È possibile percorrere queste strade e vicoli a piedi per vivere un'esperienza immersiva, per di più considerando che alcuni straordinari dipinti del grande artista è possibile ammirarli gratuitamente in luoghi di culto stupefacenti, pregni di storia, di significato religioso. Compenetrarsi nella "Roma del Caravaggio" permette di comprendere quanto la sua rivoluzione artistica abbia portato a livelli eccelsi la pittura del suo tempo. 

Michelangelo Merisi si  trasferì a Roma per lavoro poco più che ventenne dopo la morte di sua mamma a Milano. Tra le città in cui operò, la città dei pontefici ancora oggi non è soltanto la più ricca dei suoi dipinti ma anche quella in cui si consumò la tragica vicenda umana che lo costrinse a fuggire. Il fattaccio avvenne domenica 28 maggio 1606 tra via della Pallacorda e via dei Prefetti, nel cuore di Campo Marzio, il turbolento Michelangelo non aveva ancora compiuto venticinque anni. Quella sera Merisi uccise in duello un certo Ranuccio Tomassoni, si dice per futili contese al gioco della pallacorda, ma molto più presumibilmente per contrasti d'onore. Il rissoso artista aveva avuto già in precedenza con Tomasoni discussioni spesso sfociate in risse. Anche questa volta c'era di mezzo una donna, la bella "Fillide Melandroni" donna di facili costumi , le cui grazie erano contese da entrambi. Probabilmente, dietro l'assassinio di Ranuccio c'erano anche questioni economiche, forse qualche debito di gioco non pagato dal pittore, o addirittura questioni politiche: la famiglia Tommasoni infatti, era notoriamente filo-spagnola, mentre Michelangelo Merisi era un protetto dell'ambasciatore di Francia